Un grosso ago da rammendo si dava tante arie, quasi fosse un ago da ricamo, nell'attraversare un panno duro, gli si ruppe la cruna. La donna però non lo gettò via e se ne servì per fermarsi la sciarpa intorno al collo. L'ago credette di essere stato promosso e si diede ancor più arie.
Un giorno scivolò via dal suo posto altolocato, al collo della donna, e finì nell'acquaio. Non si sentì affatto umiliato, anzi diede per sicuro di essere stato inviato dalla regina Isabella alla scoperta di nuove terre.
In effetti scoprì soltanto le fogne, ma tutte le robbacce che continuavano a passargli sopra lo facevano sentire sempre più importante, lui che restava snello e scintillante. Si fece persino un amico del suo livello sociale. Era un coccio di bottiglia ma, poiché luccicava, l'ago lo ritenne degno di rivolgergli la parola:
«Vedo che lei è un diamante...»
«Vedo che lei è una spada...»
«Sì, sono la spada di Carlo Magno...»
Salvo errori, i due stanno ancora là a raccontarsi tutti fieri i loro orgogliosi ricordi.