Il signor Seguin non aveva avuto fortuna con le sue caprette: le comprava, le allevava con amore, ma un bel giorno fuggivano sul monte, e lì incontravano il lupo.
Anche la sua ultima cara capretta mostrava già da giorni segni di inquietudine, finché gli disse: «Padrone, ascoltami, se non mi lascerai andare sulla montagna, io morirò in questo recinto!»
Il signor Seguin cercò di dissuaderla: c'era il lupo, sulla montagna, e le caprette che l'avevano preceduta erano tutte perite a causa sua.
Anche Rinalda, l'ultima, era morta così. «A me di Rinalda non interessa!» rispose la capretta. «Voglio essere libera, io!»
E così fu: quella notte stessa la capretta fuggì. Ah, che bello essere sulla montagna senza la corda al collo! Passò la giornata; venne la notte. Per un istante la capretta pensò di tornare al recinto, ma il ricordo della corda e del chiuso la inorridì: meglio la morte che vivere da prigioniera!
Le foglie frusciarono, il malvagio lupo ridacchiò. Tutta la notte la coraggiosa capretta si batté col lupo suo nemico. Poi, all'alba, il lupo se la mangiò.