C'era una volta un Re chiamato Gozzoviglia, che era tanto grasso e goloso (specie di dolci) che aveva ben tredici pasticceri al suo servizio: un capo-pasticcere di nome Ciambellone e dodici assistenti.
I tredici pasticceri erano dei veri artisti: facevano crostate, torte e pasticcini di tutti i tipi, una delizia da vedere e da mangiare. E, come le loro torte, anche loro erano di ogni forma e dimensione. Ciambellone era grosso e imponente come una torta nuziale e i dodici assistenti andavano in scala, come una serie di stampi per budini. Il più piccolo di tutti si chiamava Ciambelletta, ed era così minuscolo che sarebbe entrato in un cannoncino, al posto della crema!
E qualche volta succedeva proprio così perché, a dire il vero, i suoi colleghi non erano molto gentili col piccolo Ciambelletta.
«Oh oh, come sei piccolo!» sghignazzava Ciambellone non appena aveva un minuto libero. «Vedrai che prima o poi finisci nel forno!»
Non passava giorno che qualche collega non lo canzonasse e questo lo rendeva molto infelice, ma anche molto deciso. «Una volta o l'altra gliela farò vedere io che valgo quanto e più di loro!»
Un giorno, Re Gozzoviglia ricevette una lettera che lo fece montare su tutte le furie. Il suo faccione, già rosso, divenne paonazzo e urlava più forte del solito. «Dove sono i miei servi?!» berciò.
Fifa e Tremarella si precipitarono nella sala del trono. «Conoscete il mio grande nemico, il Re Salatino, vero?»
«Sì, Maestà.»
«E sapete che ha fatto?»
«No, Maestà.»
«Stupidi! Mentecatti!» Re Gozzoviglia sventolò la lettera sotto al loro naso. «Salatino dice che il suo cuoco Besciamella fa i migliori tortini del mondo. Ecco che ha fatto! Dice che sono meglio dei nostri e ci lancia una sfida.»
«Che genere di sfida, vostra Maestà?» chiesero con un fil di voce Fifa e Tremarella.
«Siete delle teste di rapa!» Re Gozzoviglia dette loro una tale scoppola sulle orecchi che gli rivoltò la testa.
«Una sfida all'ultimo tortino, naturalmente! Che altro? Il vincitore sarà chi farà il tortino più meraviglioso del mondo. Ora va e portami qui subito Ciambellone.» I due servi si precipitarono nelle Cucine Reali.
«Mettiti subito al lavoro, Ciambellone» comandò il Re al capopasticcere dopo che gli ebbe dato la notizia. «Besciamella e i suoi assistenti porteranno qui i loro torini tra una settimana.»
Re Gozzoviglia posò la sua enorme mano grassa sulla spalla di Ciambellone. C'era un perfido sorriso sulle sue labbra. «Sì, una settimana, Ciambellone, e se tu e i tuoi assistenti perderete... perderete anche la testa! È chiaro?»
Ciambellone se ne torò barcollando in cucina e dette la ferale notizia agli assistenti. Erano tutti avvilitissimi, ma il più preoccupato era Ciambelletta, anche se nessuno gli badava, naturalmente!
Poco dopo, le cucine reali fervevano di attività: chi frullava, chi impastava, chi sbatteva la pasta sul tavolo e chi la tirava col mattarello. Il grosso forno ardeva giorno e notte. Un pasticcere fece un tortino a forma di castello, un altro a forma di animale, un terzo a forma di nave... Solo Ciambelletta fece un tortino dall'aspetto assolutamente comune! Ciambellone si sarebbe infuriato se l'avesse visto, ma era troppo occupato per accorgersene. Alla fine venne il grande giorno e Re Salatino arrivò con i suoi pasticceri in un carro coperto. Scaricarono i loro meravigliosi tortini e li misero su un lungo tavolo in un angolo del cortile del palazzo.
Erano veramente straordinari: c'erano tortini di crema e tortini di cioccolata, tortini di frutta e tortini di verdura. Tortini a forma di draghi, a forma di carrozze e a forma di troni. Re Salatino e Besciamella passeggiavano avanti e indietro con aria molto compiaciuta.
Re Gozzoviglia spiava furioso i suoi rivali da una finestra del palazzo. Alla vista dei tortini digrignò i denti e divenne paonazzo di rabbia. E intanto lanciava delle occhiate di fuoco dall'altro lato del cortile, dove Ciambellone e i suoi uomini stavano esponendo i loro tortini. I pasticceri tremavano tanto che quasi si lasciavano sfuggire i piatti di mano.
Intanto Nasoduro, il boia del Re, stava affilando la sua ascia!
Ci fu uno squillo di trombe. Re Gozzoviglia attraversò dondolando il cortile e si inchinò al Re Salatino.
Anche il Re ospite si inchinò, ma le sue labbra si incresparono in un odioso sorriso.
Finalmente i due Re passarono in rivista prima un tavolo poi l'altro, assaggiando ogni tortino.
Sulla folla cadde un gran silenzio. Ciambellone e i suoi pasticceri se ne stavano sull'attenti, tremando come foglie. Fifa e Tremarella sbirciavano la scena da dietro una colonna. Scrach, scrach scrach, faceva Nasoduro affilando la sua ascia...
Lentamente, molto lentamente il viso di Salatino si aprì in un largo sorriso, mentre quello di Gozzoviglia si allungava sempre di più. Non c'era dubbio: i tortini di Besciamella e aiutanti erano i più meravigliosi del mondo!
Il cuore di Ciambellone e quello dei suoi assistenti precipitò in un baratro! Guardarono tremanti Nasoduro, che col suo grosso pollice provava il filo dell'ascia.
«Tu sei il vincitore, Salatino» dichiarò a malincuore Gozzoviglia. «Ma prima che te ne vada voglio che tu assista all'esecuzione dei miei pasticceri!»
«Beh, se insisti...» rispose Salatino con un malcelato sorriso.
«Tu sarai il primo, Ciambellone.»
Povero Ciambellone. Tremando tutto si inginocchiò e chiuse gli occhi. Nasoduro alsò l'ascia... Ma in quel momento si sentì un curioso pigolìo provenire dal tavolo dei tortini del Re Gozzoviglia. Non usciva da un tortino a forma di castello, o di animale, o di nave, ma da un tortino dall'aspetto assolutamente comune!
«Un momento», diceva il tortino. «Besciamella non ha ancora vinto. Sono io il tortino più straordinario, perché so parlare!»
«Oooh!» fece la folla.
«Oh oh!» fecero Gozzoviglia e Ciambellone.
«Oh no!» fece Besciamella.
«Bah!» disse Re Salatino. E nasoduro non disse niente, ma rimase lì impalato, con aria confusa.
Intanto il tortino dall'aspetto comune continuava a chiacchierare. Re Gozzoviglia si riprese subito e col suo tono più cortese, chiese al rivale: «Dimmi, caro Salatino, i tuoi cuochi sono in grado di fare un tortino parlante?!»
Il viso già magro di Salatino divenne ancora più affilato.
«E allora...?» chiese a denti stretti a Besciamella.
«Siamo in grado?!»
«Prego?!» farfugliò Besciamella.
«POSSIAMO FARE UN TORTINO PARLANTE?!»
«Beh... ehm... ecco... non credo che... non so se...»
«Tu non sai?» strillò Salatino.
«Beh, sarebbe ora che tu lo sapessi!»
E dette al suo capo-pasticcere una tale scoppola sulle orecchie, che a palazzo del Re Gozzoviglia non se n'era mai vista una uguale. La folla acclamava deliziata e il Re Gozzoviglia rise così tanto che quasi cascò nei tortini.
Besciamella e i suoi aiutanti se ne andarono con la coda tra le gambe, insieme al loro Re.
Il Re Gozzoviglia, in segno di grande privilegio, permise a Ciambellone di baciargli la mano.
«Ben fatto, Ciambellone, ben fatto! Ma dimmi, quale dei tuoi pasticceri ha preparato il tortino parlante? Anche a lui dovrà essere permesso di baciarmi la mano!»
«Ho paura di non saperlo, Maestà» rispose Ciambellone con un po' di tremore. Poi si volse ai suoi assistenti, ma tutti scrollarono il capo.
«Allora è un miracolo!» esclamò Gozzoviglia. «Ma non pensiamoci più. Sediamoci e godiamoci questa magnifica festa. Ma prima di tutto riponete il tortino parlante in un luogo sicuro. Non si sa mai, potrebbe servire ancora!»
Perciò Ciambellone riportò il tortino misterioso nelle cucine, e ancora mentre lo posavano su un ripiano, dall'interno si sentiva chiacchierare.
Per tutta quella sera i pasticceri festeggiarono la vittoria con il loro Re. Si divertirono così tanto, che nessuno vide Ciambelletta arrivare in ritardo e sgattaiolare furtivo al suo posto. Aveva la testa sporca di farina e la giacca gocciolava marmellata, ma aveva l'aria molto, molto felice. E nessuno - né il Re né Ciambellone, né gli altri pasticceri - gli chiesero mai dove fosse stato.